Il territorio del quartiere, che fa parte di Lugano dal 2004, si estende su 163 ettari e confina con Carabbia, Carona, Grancia, Melide, Montagnola, Pambio-Noranco e Paradiso. Pazzallo, con il vecchio nucleo posto in alto e la parte più popolata in basso, è costituito da ben dieci sottoquartieri che, a loro volta, si intersecano e si integrano.

Il quartiere, immerso nel verde, a pochi minuti d’auto dal centro, è noto per essere un luogo in cui si vive ancora lo spirito di aggregazione tra la gente, proprio come nei villaggi di un tempo. Dal punto di vista ambientale e paesaggistico, di particolare rilievo è la zona dell'Arbostora che si dispiega dal San Salvatore a Morcote.

Tra le curiosità storiche troviamo Capo San Martino, uno spiazzo situato sulla strada che da Lugano porta a Melide, chiamato Forca per le impiccagioni che venivano eseguite fino al 1804.

Nel 1969 a Carzo di Pazzallo vengono scoperte tre tombe risalenti all'età del ferro. Il sito archeologico è tuttora visitabile e i reperti sono esposti al Castello Montebello a Bellinzona.

All'inizio del Novecento, in epoca di viticoltura, agricoltura e coltura del baco da seta, Pazzallo conta 28 case e 194 abitanti. Il boom demografico avviene alla fine degli anni '70 del secolo scorso e durante tutto il decennio seguente, per proseguire, seppur in forma più contenuta, ancora oggi. Nel 1950 si contano 297 abitanti, nel 1990 già 897.

Tra i personaggi storici del quartiere va ricordato il naturalista dell'Ottocento Silvio Calloni, che partecipò attivamente alla vita di Pazzallo occupandosi, oltre che di fatti culturali anche di agricoltura, alpinismo e protezione della flora e della fauna. Nei suoi interventi anticipò molti temi della moderna sensibilità ecologica, pubblicando numerosi scritti a carattere scientifico e due monografie sulla flora del Ceresio (1913).

Lo stemma

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L'Armoriale dei Comuni ticinesi di Gastone Cambin, edito nel 1953 dall'Istituto Araldico e Genealogico di Lugano, descriveva così lo stemma di Pazzallo: "D'azzurro alla croce di Malta d'argento: in capo un crescente d'oro sostenente una stella (6) del medesimo". Lo stemma infatti raffigura una croce di malta in campo azzurro, con una mezzaluna e una stella a sei punte. Figurava già su un antico ferro battuto presente davanti all'oratorio, che più tardi venne trasformato in candelabro e custodito nella chiesa.

Luoghi di interesse

La casa natale dello scultore svizzero Mario Bernasconi (1899-1963) ospita le opere eseguite a Pazzallo e l'archivio.
Maggiori informazioni.

Di proprietà del comune di Campione d'Italia fino al 1861, questo spiazzo naturale adagiato sullo sperone roccioso che dal Monte San Salvatore scende a picco sul Ceresio, era raggiungibile prevalentemente via lago.

Lo storico Virgilio Chiesa, riferendosi al periodo vissuto dalla comunità di Lugano a partire dal 1400, annota come la giustizia di allora, basata sugli Statuti civili e criminali del 1429, fosse particolarmente rigida, pronta a infliggere pene enormi anche per reati non gravi. In barca o a piedi l'accusato veniva condotto dalla Confraternita della Buona Morte di S. Marta fino alla Punta di San Martino, dove veniva giustiziato.

L'ultima esecuzione alla Forca di San Martino risale al gennaio 1804, mentre la pena di morte è abolita in tutto il Ticino il 3 maggio 1871.

L'oratorio, documentato dal 1523, ha rappresentato un importante punto di riferimento per la comunità del paese agli inizi del 1500, con i suoi tre nuclei abitativi di Pazzallo paese, Levina (Navino) e Senago. 

È oggetto di interventi tra il XVI e il XVII secolo. La piccola aula rettangolare presenta un bell'altare in stucco della prima metà del Seicento, attribuito ai Casella di Carona e, tra gli altri, un dipinto della Natività, pure della prima metà del Seicento, attribuito ai Tarilli di Cureglia. 

La fontana di Mario Bernasconi - @ Alessandro Rabaglio