Le doti che si richiedono a un dirigente di un ente pubblico non sono poi così diverse da quelle necessarie per governare una nave in mare aperto. Servono polso fermo ma flessibile, la capacità di leggere in anticipo alcuni segnali e una visione chiara della rotta. Lo sa bene Enrico Gulfi, che per due decenni ha diretto la Divisione informatica della Città di Lugano e tra le cui passioni c'è la barca a vela.

In pensione da poche settimane, Enrico è nato e cresciuto a Viganello, si è laureato in ingegneria informatica al Politecnico di Zurigo e ha cominciato la sua carriera oltre Gottardo, lavorando per un decennio per Landis+Gyr Building Control, multinazionale che forniva soluzioni per la gestione intelligente del comfort e della sicurezza in edifici industriali e residenziali (successivamente acquisita dal gruppo Siemens), e per Fantastic Corporation, azienda di distribuzione di contenuti multimediali su reti a banda larga. È stata un'esperienza lavorativa, la prima, che ha permesso a Enrico di vivere per un certo periodo anche negli Stati Uniti, a Chicago.

Che cosa ti ha spinto a tornare a Lugano dalla Svizzera tedesca? Quando hai cominciato a lavorare per la Città?

Era il 2003 e la prima delle mie due figlie era prossima alla scolarizzazione. Mia moglie e io desideravamo che la nostra famiglia crescesse in Ticino. Ho iniziato a collaborare con la Città come consulente esterno. Dopo sono stato scelto dal Municipio come Vicedirettore e infine come Direttore.

Rispetto ad allora, quale cambiamento tecnologico ti ha sorpreso di più?

Ho cominciato a lavorare per la Città poco prima dell'avvento degli smartphone, che è stato dirompente, a differenza di internet, il cui impatto si è manifestato in modo più graduale. In pochi mesi tutti noi ci siamo ritrovati in tasca un dispositivo che ha rivoluzionato il modo di rapportarci con le altre persone e con il mondo, creando oltretutto un intero nuovo settore economico, basato sulle app. A oggi - lo ricordo - circa il 70% della popolazione mondiale possiede uno smartphone, ciò che permette una diffusione globale virtualmente istantanea di contenuti e applicazioni.

In questi vent'anni al servizio della Città, qual è stato il progetto di cui vai più fiero?

Sono orgoglioso dello Sportello online, inaugurato nel 2018. Siamo stati dei pionieri e abbiamo dovuto osare parecchio proponendo una soluzione incentrata sull'automazione di processo. La digitalizzazione è l'unica innovazione che ha imposto mutamenti radicali al funzionamento di un'amministrazione pubblica, letteralmente da secoli a questa parte. L'amministrazione è stata sgravata da attività onerose in termini di tempo e di personale e la popolazione dispone di uno strumento che eroga numerosi servizi 24/7. Chiediamo sistematicamente un riscontro agli utenti e nell'85% delle risposte l'esperienza viene valutata tra l'ottimo e l'eccellente (il tasso di risposta è del 41%).

Ci sono altri progetti di ampio respiro che possiamo citare?

Di recente abbiamo rivoluzionato la rete informatica della Città, che vanta oltre 600 km di fibra ottica e 400 apparecchiature. Abbiamo creato un'infrastruttura basata sul concetto di Software Defined Network (SDN), che consente una gestione centralizzata e dinamica delle risorse di rete da parte della Divisione informatica, che ha 38 collaboratori. Una rete SDN supera i limiti di una rete tradizionale, in cui ogni dispositivo (switch, router, firewall, ecc.) va configurato singolarmente e la gestione dell'infrastruttura è più difficoltosa e meno flessibile.

Di rivoluzione in rivoluzione, non possiamo non parlare dell'intelligenza artificiale. Siamo pronti per questa sfida?

Anche stavolta stiamo parlando di qualcosa di dirompente. La prima volta in cui ho testato ChatGPT sono rimasto estremamente stupito. Gli enti pubblici dovranno decidere in quali ambiti si può impiegare l'intelligenza artificiale (anche al loro interno) e in quali no, legiferando di conseguenza e cercando di non arrivare troppo tardi. Le opportunità che si aprono sono molte, come ci stanno dimostrando le aziende private che hanno adottato l'AI a supporto della presa di decisione, oltre che nei normali compiti quotidiani. Tuttavia i rischi sono altrettanto considerevoli. Pensiamo ai primi casi di truffe perpetrate con l'ausilio di strumenti generativi. È sufficiente una registrazione telefonica di pochissimi secondi per clonare una voce.

La criminalità informatica è davvero un grosso problema anche per gli enti pubblici oppure c’è dell’allarmismo?

Il problema è reale. Tutte le Amministrazioni pubbliche sono nel mirino degli hacker. Purtroppo sia i tentativi di attacco sia il loro tasso di successo sono tuttora in notevole aumento e al momento non si intravvedono segnali che possano preannunciare una loro diminuzione o quantomeno un assestamento all'attuale livello. È necessario essere vigili e investire costantemente nella prevenzione e nella formazione del personale poiché l'utente rimane l'anello debole della catena.

C'è una particolare lezione di vita che ti ha lasciato questa lunga esperienza lavorativa per la Città?

Anche in una società ipertecnologizzata, alla fine sono sempre le persone che contano, che fanno la differenza. Sono le qualità delle nostre collaboratrici e dei nostri collaboratori che determinano la riuscita o meno di un progetto. Nel mio ruolo di direttore sono stato un facilitatore e ho investito nelle competenze del personale che opera in ogni ruolo, in un settore che richiede sempre una maggiore specializzazione. Il contatto umano con i colleghi, le discussioni, le riunioni, saranno senz'altro le cose che mi mancheranno di più del mio lavoro.

C'è un consiglio che daresti a un giovane che oggi sta pensando di lavorare nell'IT?

Di puntare su una formazione che fornisca una preparazione teorica particolarmente solida. Non c'è settore in cui i mutamenti siano più rapidi dell'informatica. Senza un'adeguata cultura di base, certe nozioni pratiche possono diventare obsolete dal giorno alla notte, col rischio di rimanere tagliati fuori dal mondo del lavoro. Per essere un informatico bisogna essere curiosi, attenti alle novità e avere voglia di sperimentare continuamente.

Il tuo rapporto con la tecnologia pensi che ora cambierà? La metterai alla prova in altri campi?

No, non credo che il mio rapporto con la tecnologia cambierà più di quel tanto. Come dicevo, intendo rimanere al passo coi tempi e troverò il modo di applicare la tecnologia a quelle che sono le mie passioni, a cui ora potrò dedicare un po' di tempo in più. A 50 anni ho deciso di prendere la licenza di skipper e, quando posso, vado in barca a vela nel Mediterraneo e nell'Atlantico. I software di navigazione e di previsione del meteo hanno veramente cambiato il modo di vivere questa esperienza unica. Oltre a ciò, sono sostenitore dell'associazione Sentieri Svizzeri e un escursionista incallito. Devo dire che ci sono app fantastiche anche in questo settore, specialmente in Svizzera, il cui uso è ormai imprescindibile.

Un passatempo che invece è totalmente analogico ce l'hai?

Da alcuni anni, quando sono in viaggio, mi dedico all'urban sketching, una pratica artistica che consiste nel disegnare dal vivo scene urbane, architetture e momenti di vita quotidiana in città. Gli urban sketcher raccontano il mondo attraverso i loro disegni, spesso in taccuini portatili, catturando l'essenza del luogo in tempo reale. Inoltre mi diletto spesso e volentieri nel realizzare disegni all'acquerello.

All'inizio abbiamo accennato alla tua famiglia, con cui ora potrai passare più tempo. Nel frattempo si è allargata ancora?

Sì, ho iniziato a lavorare per Lugano da giovane padre e ora sono andato in pensione pochi mesi dopo esser diventato nonno per la prima volta! È un grande privilegio.

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